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I sogni son desideri. Recensione di Wish, il nuovo film Disney

Recensione del film Disney Wish. L'importanza dei sogni in un film fantasy spettacolare e ricco di azione e musiche.

I sogni son desideri. Recensione di Wish, il nuovo film Disney

I sogni sono importanti.

Lo sa bene re Magnifico, che ha fondato l’isola di Roses e che decide di custodire i sogni dei suoi sudditi, esaudendone uno al mese, in una cerimonia pubblica.

I sogni son desideri.

Lo sa bene Asha – come Cenerentola, che cantava nel 1950 A Dream Is a Wish Your Heart Makes – la protagonista della nostra storia, che esprime un desiderio in modo talmente intenso da far precipitare sulla terra la stella dei desideri, una buffa sfera di energia chiamata Star.

I sogni sono pericolosi.

Lo sa anche meglio re Magnifico che proprio per questo motivo decide di esaudire i sogni più “innocui” lasciando in disparte a “prendere polvere” in una bolla eterna tutti quei sogni che secondo lui potrebbero portare caos e disordine. Perché i sogni ispirano, e a volte ispirano rivolte, contestazioni, cambiamento.

Perché spesso si sogna di cambiare il mondo. Mentre il re vuole mantenere lo status quo.

Sarà proprio Asha, in compagnia di Star e di Valentino, una buffa capretta dalla voce suadente, a cercare di restituire agli abitanti di Roses i propri sogni, scontrandosi con il Re che pur di mantenere il potere si rivolgerà ai poteri oscuri.

Wish: un film “a metà” tra due strade

Wish, 62º classico Disney, arriva in un momento cruciale per la Disney, con l’obiettivo di celebrare il 100º anniversario dei Walt Disney Animation Studios e traghettarlo verso il futuro.

Un film “in mezzo” che riesce nel suo intento “a metà”: il film, diretto da Chris Buck (Frozen, Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle) e Fawn Veerasunthorn (Raya e l’ultimo drago), contiene citazioni e rimandi ad altri film della Disney – la stessa Asha è una summa di tutte le Principesse portate su schermo – e il film è sicuramente piacevole e divertente, ricco di scene spettacolari, ottimamente animato e colorato in una tecnica in cui il 3D è utilizzato per donare un effetto nostalgico ricco di sfumature ad acquerello (stile Pinocchio o Biancaneve e i sette nani), e contiene un messaggio importante, ma crolla là dove altri classici Disney hanno fatto la differenza.

Intanto i comprimari: troppo sfocati, troppo evanescenti, non lasciano il segno e, alla fine, risultano troppo incolore e dimenticabili.

Poi, le canzoni. A parte un paio di brani, le canzoni hanno lo stesso difetto su descritto, sono troppo scialbe per essere ricordate e canticchiate, troppo poco memorabili per essere delle hit.

Certo, difficile replicare il successo, tanto per dirne una abbastanza recente, del tormentone All’alba sorgerò del film Frozen cantata da Serena Autieri (e chi ha bimbi piccoli sono certo sarà arrivato ad odiarla). Ma da canzoni scritte principalmente da Julia Michaels, autrice di hit per star dal calibro di P!nk e Justin Bieber, interpretate in Italia da Gaia Gozzi, voce italiana di Asha, mi aspettavo qualcosa di più. Sicuramente qualcosa di più orecchiabile, da canticchiare una volta usciti dal cinema.

Invece, niente.

Nonostante questi difetti, il film, ricco di azione e momenti squisitamente fantasy, risulta godibile per grandi e piccini, interessante soprattutto sul piano narrativo: è un’ode ai sognatori, celebra il potere dei sogni di cambiare il mondo e di rendere le persone migliori.

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Giovanni Lembo

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