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“GLITCH, Figli di un Dio confuso”: Giulia Soi presenta il secondo romanzo

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“GLITCH, Figli di un Dio confuso”: Giulia Soi presenta il secondo romanzo

Un amore a tre, un’adolescenza mai finita, la difficoltà di una generazione instabile “figlia di un Dio confuso” alle prese con un mondo ancor più incerto, mutevole e derisore: dopo il Salone del Libro di Torino, il 12 giugno all’Auditorium Parco della Musica di Roma, presso la libreria Notebook, Giulia Soi presenta il suo secondo romanzo “GLITCH – Figli di un dio confuso” (Edizioni della Goccia), in compagnia di Fabrizio Patriarca, scrittore ed editor di Glitch, gli attori Fabio Morici, Barbara Porta, Gregorio Valenti, Carlo Soi alla chitarra, Pier Paolo Mocci, direttore di Map Magazine. Modera l’evento: Ugo Francica Nava (giornalista, La7).

Un pomeriggio di musica, letture e interventi artistici che vedranno la presentazione di un romanzo generazionale, in grado di tracciare con attenzione, ironia, intelligenza e, a volte, spietatezza quell’incertezza affettiva che caratterizza la classe 75-80 in continua lotta interiore con un’adolescenza mai finita.

Glitch è la storia di un’adolescenza ostinata, che vuole resistere a tutti i costi all’ingresso nell’età adulta: l’amore, il sesso, le passioni di una vita, tuffati nel marasma della celebrità, dei sogni mancati per un pelo e di quelli, sfortunatamente, realizzati troppo presto.

Maia è una giornalista in carriera che ha sempre provato un’attrazione irresistibile per Sebastian, batterista dei Burning Flame, ma ha sposato Alex, suo migliore amico e stella del basket italiano. L’intricata relazione fra i tre è nata sui banchi di scuola a Pesaro, all’inizio degli anni novanta; tuttavia dopo quasi vent’anni per Maia, ormai divorziata e in piena crisi d’identità, quel legame particolare rimane l’equazione irrisolta della sua vita. Cosa è andato storto? Cosa ha causato questo irrimediabile disastro sentimentale? Che parte ha giocato la musica in tutto questo? E il sesso? Sono molte le domande a cui Maia dovrà rispondere, perché dopo tanti anni la resa dei conti è dietro l’angolo.

Come in un congegno a orologeria: presente e passato sembrano rincorrersi e ricostituirsi attraverso le esperienze dei tre protagonisti, tra musica, basket e tanto alcol, in una specie di inno alle “conseguenze” – quelle attese, quelle inaspettate. Su tutto aleggia lo spettro della nostalgia, i giorni consumati e perduti. Un presente incapace di rimuovere e “mosso” solo dall’arte, dalla tenacia, dalla feroce analisi di ciò che proprio non si riesce ad abbandonare.

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