Recensione di “The Warrior – The Iron Claw”, il film sul wrestling con Zac Efron e Jeremy Allen White
The Warrior - The Iron Claw segue la storia vera della famiglia Von Erich ben nota tra gli appassionati
La vera storia degli inseparabili fratelli Von Erich, che nei primi anni ottanta hanno fatto la storia nel competitivo e violento mondo del wrestling professionistico. Tra tragedie e trionfi, all’ombra di un padre/allenatore predominante, i fratelli cercano l’immortalità sul più grande palcoscenico dello sport.
Non ne abbiamo visti molti di film sul wrestling (ma la filmografia del genere ha tirato fuori almeno un capolavoro: The Wrestler), mentre abbiamo visto molti film dove lo sport diviene metafora della vita così come abbiamo visto numerosi film sulla competizione che diventa ossessione.
La recente filmografia ci ha già proposto poi un padre duro come l’acciaio che gestisce la sua famiglia come fosse un’impresa e spinge la prole oltre il limite per inseguire una sempre fuggevole “vittoria” (Una famiglia vincente – King Richard con Will Smith padre/allenatore delle sorelle tenniste Venus e Serena Williams).
The Warrior – The Iron Claw segue la storia vera della famiglia Von Erich ben nota tra gli appassionati di wrestling professionistico. E’ una storia dolorosa e tristissima, tanto che il film in questo senso sceglie di tralasciare alcune vicende, escludendo uno dei fratelli e adottando il punto di vista di Kevin, interpretato da un Zac Efron finalmente libero dal bagaglio High Schools Musical e film giovanilistici, unico fratello ancora in vita e sempre in attività nel mondo del wrestling.
Il film è un ritratto dolente di figure complesse e emblematiche in un mondo competitivo, e tocca argomenti complessi come la mascolinità tossica, il patriarcato e il disagio esistenziale. Sceglie di adottare uno stile ricercato, con una bella fotografia di Mátyás Erdélye e una colonna sonora che sottolinea i vari momenti senza esagerazioni composta da Richard Reed Parry degli Arcade Fire.
Un film di corpi e di sguardi
Il film si apre con un’intrigante bianco e nero; gli occhi dei due fratellini che si incrociano e guardano il padre con amore e ammirazione è la traccia dell’intero film. Quello sguardo i fratelli lo manterranno per tutto il primo atto, per poi sciogliersi verso la fine e diventare sguardo di consapevolezza e profonda delusione.
Questo “viaggio” è costellato di tensioni, dubbi, corpi martoriati, costretti e spinti sempre al limite, in una tensione parossistica cui aderiscono gli attori con commovente partecipazione. Se di Zac Efron abbiamo già detto, Jeremy Allen White (quello di The Bear e della pubblicità dello spot di Calvin Klein ma io vi consiglio di scoprirne il talento vedendo tutte le stagioni di Shameless) è semplicemente magnetico e furente, mentre scioglie di dolcezza il personaggio interpretato da Stanley Simons, wrestler contro la sua volontà.
Sean Durkin, lo sceneggiatore-regista, gioca abilmente con le aspettative dello spettatore, ed è bravissimo sia nelle scene degli incontri, sia nei momenti in cui indaga la dimensione intima dei suoi personaggi.
The Iron Claw è coinvolgente e doloroso
Pur mantenendo un tono complessivo misurato, Durkin tuttavia non riesce a evitare alcune incertezze nella struttura narrativa.
Nell’ultima parte del film il ritmo si fa altalenante, questa “maledizione” che si accanisce contro la famiglia Von Erich anestetizza i sensi dello spettatore che stenta a credere a tutto quello che sta vedendo (ma, come ho detto, la vicenda reale è ancora più triste e dolorosa), e il regista sembra non riuscire a ben bilanciare tutti gli aspetti della pellicola. Nonostante queste incertezze che identificano il film come “bello senza essere indimenticabile”, The Iron Claw rimane uno dei drammi più toccanti di questo inizio anno.
E la conclusione, in quel limbo in cui i fratelli si riuniscono, finalmente in pace, spezza realmente il cuore.