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Povere creature! Incontro con Willem Dafoe, “Io, un Frankenstein che si innamora della sua creatura”

Povere creature! Incontro con Willem Dafoe, "Io, un Frankenstein che si innamora della sua creatura"

Povere creature! Incontro con Willem Dafoe, “Io, un Frankenstein che si innamora della sua creatura”

Willem Dafoe, che fantastico corpo attoriale, e quanti fantastici ruoli in altrettanto fantastici film! A memoria: appena trentenne villain in Vivere e morire a Los Angeles; Sergente Elias Grodin in Platoon; Green Goblin nel primo Spiderman; Nosferatu nell’Ombra del vampiro, Gesù nell’Ultima tentazione di Cristo. Ogni sua partecipazione, anche piccola, ci ha regalato personaggi intensi, ruoli iconici e interpretazioni sempre superlative. E adesso arriva il ruolo del dott. Godwin Baxter in Povere creature! di Yorgos Lanthimos.

LEGGI LA NOSTRA RECENSIONE DI POVERE CREATURE!

L’attore ha incontrato la stampa romana in occasione della promozione del film. Questo il resoconto.

Sembra che lei abbia un destino con gli dei e con i mostri, dal Gesù tormentato de L’ultima tentazione di Cristo a questo dio sfigurato come il mostro di Frankenstein. Vede delle similitudini tra questi due personaggi?

Niente affatto. Sono entrambi estremamente condizionati dalle circostanze in cui si trovano perché stiamo parlando di Dio e di Godwin; sono entrambi personaggi simpatici, ma la similitudine si ferma là. Almeno io li vedo come simpatici.

Lei ha collaborato con grandi autori del calibro di William Friedkin, David Lynch, David Cronenberg, Lars Von Trier, tutti autori con delle visioni uniche. Yorgos Lanthimos è uno di questi? Come si è immerso nel suo mondo?

I registi per me sono estremamente importanti, come attore è importante concedersi nelle mani di una persona che abbia una visione forte. Mi piace avere a che fare con una persona che ha un visione molto chiara che te la spiega e tu cerchi di farla tua, di abitarla, mi piace questa relazione tra attore e regista. Non deve essere necessariamente qualcosa che capisco immediatamente, deve essere qualcosa che mi viene presentato, come un qualcosa verso cui mi muovo, che cerco di prendere e trasformare e a cui cerco di dare vita.

Un momento dell’intervista a Willem Dafoe (Foto: Sitopreferito)

Lei è nato e cresciuto in una famiglia di medici, questo è stato importante questo suo background nella costruzione del personaggio?

Forse così importante non lo è stato ma sono cresciuto in continuo contatto con gli strumenti chirurgici, spesso da adolescente accompagnavo mio padre quando faceva il giro di visite, facevo il portiere alla clinica di mio padre, sono cresciuto in mezzo ai laboratori, alla medicina, alla malattia, ai tentativi di curarsi, soprattutto negli anni della mia crescita. Il fatto che in Povere Creature! interpreto un medico sin dai primi momenti ha creato un particolare legame con il film. Se ci si pensa per la maggioranza delle persone l’idea di stare male, di andare in ospedale, è una cosa che fa paura, invece per me è legato ad una specie di ritorno in famiglia.

Il suo è personaggio che si può definire anche “simpatico”, ma è comunque un personaggio che gioca con la vita e la morte, vede nel personaggio qualcosa di mostruoso?

Ovviamente il film prende a piene mani dalla storia di Frankenstein ma c’è una grandissima differenza, perché nel romanzo il mostro che crea suscita repulsione, nel mio caso il mio personaggio quasi si innamora della sua creatura. Le ha dato una seconda possibilità, dandola così anche a sé stesso. Il mio personaggio crede profondamente nella scienza, in questo modo crede di avere una seconda vita. È vero quello che fa è non assolutamente ortodosso e non etico ma lui la vede come un qualcosa di generoso, positivo, entusiasmante.

Nel film si evince come gli uomini siano ormai alla frutta, secondo lei è così? Secondo lei qual è la salvezza per gli uomini?

Wow! Non sono proprio sicuro di avere una risposta per la salvezza degli uomini. Quello che posso dire è che con tanto umorismo nel film vengono presentati uomini che sono molto oppressivi. Sono sicuro che nel vedere il film molto uomini si riconosceranno nei personaggi, per certo quello che viene mostrato nel film è la capacità di resistenza da un punto di vista sessuale delle donne, molto più di quella degli uomini e questo probabilmente è uno dei motivi per cui gli uomini hanno fatto di tutto per tenere le donne sottomesse. D’altra parte siamo in un’epoca di grandi cambiamenti, è vero che il pendolo oscilla continuamente, ma siamo in un momento in cui c’è veramente un turbinio, un cambio di posizione del rapporto con gli uomini. Non saprei se questo film vent’anni fa sarebbe stato accolto come è stato accolto oggi. Probabilmente no. Assolutamente non so cosa possa salvare gli uomini, io già faccio una gran fatica a salvare me stesso. Voglio aggiungere che il film esprime quella che è una liberazione personale attiva ed è un qualcosa che viviamo attraverso gli occhi di una donna.

Questo film è attraversato da un umanesimo profondo e da un coraggio della narrazione. Sono due aspetti che trova ancora spesso? Con l’avvento delle piattaforme ci sono più narrazioni convenzionali o c’è sempre spazio per questo tipo di cineasti?

Non sono un’autorità in materia, è vero che lavoro in questo campo da tanto tempo ma è una cosa che ho sempre visto dal mio punto di vista e peraltro quest’anno sono usciti numerosi buoni film, alcuni finanziati da piattaforme streaming. Io sono un fermo sostenitore del vedere i film al cinema ma non per la dimensione dello schermo, piuttosto per il fatto che l’impegno che una persona assume nel momento in cui decide di uscire, di andare in un luogo neutrale e condividere la visione con dei perfetti sconosciuti è qualcosa che trovo ancora molto importante.

Un momento dell’intervista a Willem Dafoe (Foto: Sitopreferito)

Ha appena ricevuto la stella sulla Walk of Fame, cosa significa per lei questo riconoscimento?

È una stata una bellissima cerimonia, hanno partecipato molti amici, registi con i quali ho lavorato, Pedro Pascal con il quale avevo lavorato come attore e Patricia Arquette con la quale ho lavorato come regista che hanno tenuto dei discorsi bellissimi. Mi sono sentito parte di una comunità, una sensazione che non provi sempre, soprattutto quando come attore sei abituato a partecipare a produzioni di ogni tipo, da grandi produzioni a quelle a piccolo budget e non hai una comunità specifica alla quale appartieni. In questo caso invece è stato così. Il fatto di avere una stella sulla Walk of Fame è qualcosa che viene universalmente riconosciuto come una gratifica, un riconoscimento importante. Devo dirvi che è anche difficile accettare l’idea che quella mattonella mi sopravvivrà.

Quanto ha penato con il trucco?

L’ho già fatto in passato e probabilmente lo rifarò in futuro. È un fantastico strumento perché la possibilità che hai di lavorare con una maschera sul viso ti consente di guardarti nello specchio e vedere te stesso che svanisce ed emerge qualcun altro. È uno strumento meraviglioso perché ti offre lo spazio dove puoi provare e sentire altri tipi di sentimenti, altri modi di essere, è veramente il cuore, il nucleo del fare finta di essere altro. È comodo? Niente affatto. Na vale la pena? Assolutamente si.

Nella fantastica galleria dei personaggi che ha interpretato, c’è ancora una sfida, un progetto, un personaggio che lei vorrebbe affrontare?

Ovviamente non posso rispondere a questa domanda perchè ci sono sempre progetti, che riguardano luoghi, persone, proposte. Quando mi chiedono se c’è un ruolo che vorrei interpretare io, si, ho una serie di desideri che in un certo senso si completano e svaniscono perché fondamentalmente quello che mi piace, dove dò il meglio di me, è quando mi trovo a che fare con delle persone e dallo stare insieme emerge quel qualcosa che stai cercando. Proprio il processo di creazione, di ricerca, del personaggio, che è di gran lunga migliore del dire qual è la mia preferenza, la bellezza è nel crearlo, nel tirarlo fuori. Da una parte sei sempre te stesso, però allo stesso tempo ti metti un po’ da parte e riesci a interpretare la vita di qualcun altro. Quindi, ci sono delle sfide? La risposta è “non lo so”.

Come è stato lavorare con Emma Stone e Yorgos Lanthimos?

Lanthimos è un regista che la capacità di creare un mondo. Ha creato questo fantastico mondo nel quale siamo entrati. Il testo è molto forte. Lui ti prepara questo mondo e tu entri, non ti dà indicazioni di regia ma ti osserva, guarda quello che fai e poi apporta i necessari aggiustamenti. Emma è fantastica. Tutto il film è incentrato intorno a lei e con Lanthimos hanno un rapporto speciale, di grande vicinanza, ormai lei per lui è praticamente una musa. È stato bellissimo vedere questo rapporto ed essere con lei sul set. Noi eravamo sul set per dare sostegno e appoggio a lei ed è stato bellissimo lavorare con lei perché non ha assolutamente un atteggiamento da diva, ha grande talento. È stato un set felice, siamo stati molto bene. Lanthimos invece è una persona molto riservata, parla molto poco. Ti dirige stuzzicandoti, prendendoti in giro, ti spinge in questo modo a recitare.

Per anni ha inseguito l’idea di fare il remake di Onibaba (Onibaba – Le assassine è un film del 1964 diretto da Kaneto Shindō – NdR), uno dei tuoi film preferiti, è un progetto definitivamente morto? C’è qualche altro remake che ti piacerebbe fare, dirigere o produrre?

Probabilmente è un progetto morto, perché quando avrei voluto farlo se conosce il film avrei interpretato il personaggio che ritorna. Volendo potrei ancora farlo, ne sarei felice ma probabilmente sarebbe meglio interpretassi la vecchia del film. È un bellissimo film horror giapponese, molto poetico che ancora oggi regge il confronto con i tempi. Però interpretare la vecchina non sarebbe una cattiva idea, ecco quale potrebbe essere la sfida!

Dafoe ha presenziato anche all’anteprima italiana di Povere Creature! che si è tenuta giovedì 18 gennaio, presso il Cinema Godard all’interno della sede di Milano di Fondazione Prada.

About Author

Giovanni Lembo

Giornalista, sceneggiatore, speaker, podcaster, raccontastorie, papà imperfetto. Direttore di Sitopreferito.it e fondatore del Preferito Network. Conduce Preferito Cinema Show su Radio Kaos Italy tutti i martedì alle ore 15, e il podcast L'Edicola del Boomer sulle principali piattaforme. Gli piacciono i social, i fumetti, le belle storie, scrivere di notte con la musica nelle orecchie, vedere un sacco di film e sognare ad occhi aperti.

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