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“I tre moschettieri – D’Artagnan”: la recensione del film kolossal di Martin Bourboulon

Recensione de "I tre moschettieri – D’Artagnan": il film kolossal francese di Martin Bourboulon con Eva Green e Vincent

“I tre moschettieri – D’Artagnan”: la recensione del film kolossal di Martin Bourboulon

Io ho una fissa per “I tre moschettieri“, libro e film.

Penso di aver visto (quasi) tutti i film prodotti.

I bellissimi classici di Richard Lester e George Sidney, la versione Disney del 1993 con tanto di colonna sonora di Bryan Adams, Sting e Rod Stewart; la versione stempunk di Paul W. S. Anderson e quella Wu Xia Pian del 2001 diretta da Peter Hyams con un Tim Roth cattivissimo; i due recenti film realizzati sul suolo italiano di Giovanni Veronesi; i moschettieri di Topolino, Paperino e Pluto e la serie anime con una delle sigle più belle di Cristina D’Avena.

Forse mi manca solo “Barbie e le tre moschettiere“, ma rimedierò.

E adesso arriva questo kolossal direttamente dalla Francia, la prima parte di un dittico, (la seconda parte arriverà a Natale), sfarzoso, dal budget imponente, interpretato da un cast di ottimi attori, tra cui Vincent Cassel, Eva Green, Louis Garrel, che dona al romanzo di Alexandre Dumas un tono più oscuro, violento e dark, senza rinunciare al respiro avventuroso e all’ironia che in una trasposizione del genere non può mancare.

1627. Dopo alcuni anni di fragile pace, il regno di Francia è sull’orlo di una nuova guerra di religione. Il re Luigi XIII, ancora senza eredi, è a capo di un Paese spaccato in due.
Da un lato, le forze protestanti comandano solo due roccaforti, Montauban e La Rochelle, ma sono sostenute dalla corona d’Inghilterra, la quale fornisce loro aiuti via mare senza essere ostacolate in alcun modo. Dall’altro, la nobiltà cattolica cerca di rafforzare il proprio dominio.
Il re si affida al suo ministro più potente, il cardinale Richelieu, per ripristinare l’autorità della Corona. Ma molti sospettano che l’ambizioso cardinale voglia incarnare lui stesso tale autorità. In questo clima di complotti e rivolte, d’Artagnan, un giovane guascone, parte per Parigi nella speranza di unirsi ai moschettieri del re…

Diretto da Martin Bourboulon, questo primo capitolo, il cui sottotitolo è proprio “D’Artagnan“, si concentra ovviamente sul giovane guascone che sogna di diventare moschettiere del re.

Seguono intrighi, duelli, tradimenti, amori, vendette, rivelazioni, nel più classico stile del “cappa e spada”.

Il bello della storia di Dumas è il suo essere universale e trattare sentimenti che sono sempre di stretta attualità: amore, onore, lealtà, amicizia, sono sentimenti che hanno mosso e continuano a muovere le azioni umane, ed è per questo che la storia dei tre moschettieri è una storia senza tempo che si ripropone periodicamente, capace sempre di appassionare, nonostante sia stata raccontata più e più volte, attualizzata, modernizzata, reinventata, banalizzata a volte.

Questa volta ci troviamo di fronte un film ambizioso che fa della grandiosità della messa in scena il suo punto di forza.

La prima cosa che colpisce è la sfarzosità, l’eleganza della regia che si mantiene sempre sul filo tra il classico e il moderno. Le scene d’azione sono frenetiche ma controllate, e hanno un’idea precisa di regia, penso ad esempio al primo combattimento dei “quattro” moschettieri, un piano sequenza di puro movimento, caos controllato ed energia, sangue e violenza.

Altra scena memorabile da gustare sul grande schermo è l’inseguimento a cavallo tra D’Artagnan e Milady, mozzafiato con quei movimenti di camera e quella luce alla fine della notte che bagna la scena e la rende puramente espressionistica.

In questo caso il direttore della fotografia Nicolas Bolduc ha fatto un lavoro egregio.

Se si può perdonare un po’ di confusione narrativa soprattutto nella prima parte, alcuni personaggi messi un po’ in ombra e poco approfonditi e una gestione del climax finale che arriva a smorzare l’impalcatura messa in piedi, c’è da sottolineare che il film presentato è la prima parte di un dittico, vedremo la seconda parte, dedicata alla Milady di Eva Green (come al solito impeccabile) e solo dopo giudicheremo il film nella sua compiutezza.

Per il momento il film è promosso, è uno spettacolo di cappa e spada di grande respiro, imponente, divertente e appassionante.

La Francia si è reimpossessata di una sua proprietà culturale, diciamo così, dopo quasi trent’anni. E lo ha fatto sfidando i kolossal americani sul loro stesso terreno realizzando una pellicola moderna con un cuore antico.

“I tre moschettieri – D’Artagnan”: libro e manga per la Gallucci Editore

In occasione dell’uscita del film “I tre moschettieri – D’ArtagnanGallucci Editore porta in libreria due opere legate al film di Martin Bourboulon:

Il libro, scritto da Christine Féret-Fleury, è una novelization del film ed è proposto con una selezione di belle foto dal film;

il manga, scritto dall’autore franco-tunisino Néjib, per i disegni di Cédric Tchao.

Tutti per uno, uno per tutti!”, al cinema e in libreria.

About Author

Giovanni Lembo

Giornalista, sceneggiatore, speaker, podcaster, raccontastorie, papà imperfetto. Direttore di Sitopreferito.it e fondatore del Preferito Network. Conduce Preferito Cinema Show su Radio Kaos Italy tutti i martedì alle ore 15, e il podcast L'Edicola del Boomer sulle principali piattaforme. Gli piacciono i social, i fumetti, le belle storie, scrivere di notte con la musica nelle orecchie, vedere un sacco di film e sognare ad occhi aperti.

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