MONTEROTONDO: Omaggio per l’ottantesimo anniversario della morte del Capitano Fausto Cecconi
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Monterotondo, Guidonia, Mentana, Capena, ma anche Frascati, Massa d’Albe e Uboldo Varese. Elementi di toponomastica possono accomunare questi luoghi vicino o lontani. Ma non parliamo di “notorietà” come possono essere una “via Garibaldi” o una “piazza Mazzini”. Tra le varie cose che uniscono questi comuni abbiamo Via/Viale Fausto Cecconi. Ma non solo. Abbiamo una scuola Fausto Cecconi a Monterotondo, così come la troviamo a Roma Centocelle. Abbiamo uno stadio Fausto Cecconi a Monterotondo come un busto a lui dedicato in uno dei luoghi più romantici del mondo, sul Pincio a Roma.
Ma chi era? Qualche adulto del retroterra eretino ricorderà la gita scolastica presso l’hangar che custodiva il suo Fokker, ma ai ragazzi che frequentano la scuola a lui titolata? Cosa è mai stato detto? Fausto Cecconi era un aviatore. Ma non basta. Volendo dire qualcosa su Aquila, come è stato soprannominato dai suoi compagni di corso in accademia, potremmo dire che oltre a vincere il primo concorso per l’accesso all’accademia aeronautica nel 1923, fu anche la prima “sciabola d’onore” dello stesso istituto di formazione classificandosi primo a tutti e tre gli anni di corso. Potremmo raccontare come fu scelto da Italo Balbo per la Crociera Aerea dell’Europa Centrale del 1928 o per la Prima Crociera Atlantica del 1930. Potremmo ancora raccontare di quando Cecconi vinse il Secondo Giro del Lazio il 30 giugno 1930. Per fare tutto ciò occorrerebbe lo spazio di un libro.
Per rendere omaggio a Fausto Cecconi, nell’ottantesimo anno della sua morte, raccontiamo, allora, ai ragazzi della “Fausto Cecconi” il primato mondiale di durata e distanza in circuito chiuso. I primati aeronautici erano, a qual tempo, un motivo di grande interesse mondiale. Ogni nazione concorreva a scrivere il proprio nome negli annali delle associazioni internazionali così da poterne fare un elemento di propaganda. In Italia, inoltre, il primato, il volo, la adunate aviatorie civili e militari e gli assi del cielo e tutto quanto poteva ruotare attorno al “più pesante dell’aria”, era elemento importantissimo da mostrare, a fini propagandistici, agli occhi della popolazione e moltissime, a tal proposito, sono proprio le pubblicità che in questo periodo coloravano i muri e i cartelloni delle città italiani. Anche i cinegiornali, proiettati nelle sale cinematografiche prima dei film, mettevano sul grande schermo gli assi del cielo e le imprese da essi realizzate. Il Ten. Col. Maddalena e il Ten. Cecconi furono i prescelti per portare in Italia uno di questi record omologati. Prima di riuscire nell’impresa, partendo dall’aeroporto di Montecelio, effettuarono tre tentativi.
Il primo è datato 17 ottobre del 1929. Fallì dopo 9 ore di volo per problemi al motore. Il 12 dicembre 1929, secondo tentativo, dopo 44 ore e 12 minuti, i due piloti si dovettero arrendere alle avverse condizioni meteorologiche. Il 29 dicembre 1929, dopo 22 ore, ancora il maltempo decise le sorti della rinuncia.
Alle ore 5.30 del 30 maggio 1930, decollati ancora una volta dell’aeroporto di Montecelio con il “loro” S.64 I-SAAT, Maddalena e Cecconi iniziarono il volo del record: 8188,8 Km omologati in 67 ore e 15 minuti. Fu record! Grande lustro per la città di Guidonia, sede dell’aeroporto militare, di Monterotondo, città natale del Cecconi, per la Regia Aeronautica, che guadagnava un’ulteriore tassello nella sua immagine di efficienza, e per l’Italia, che scriveva il suo nome sopra l’albo dei primati mondiali. Il tutto in un clima storico-politico dove i sentimenti verso il concetto di patria permeavano in profondità la cultura nazionale.
La vita di Aquila continuò a scorrere tra molte soddisfazioni, ma sempre all’insegna dell’umiltà, tra lo studio e l’addestramento. Il 19 marzo 1931 l’S.64, pronto ad una nuova epica dimostrazione uscì dalla revisione della ditta SIAI a Cinisello. Il T.Col. Maddalena a destra, il Cap. Cecconi a sinistra e il S.Ten. Damonte nel tunnel posto dietro alle postazioni di pilotaggio, partivano con 500 kg. di benzina e 70 di olio alla volta di Montecelio. Alle 11.37 un’esplosione in volo. La morte nei celi di Marina di Pisa. In questa occasione, allora, ci piace ricordare Fausto Cecconi con le parole di Italo Balbo: “Ecco il Tenete Fausto Cecconi, per definizione “il più bravo della Scuola”. Qualche volta questo epiteto fa sorridere: ma Cecconi lo porta non soltanto con dignità, bensì anche con disinvoltura: è un ragazzo sano e forte, di mente e di corpo. Fu il primo del suo corso a Caserta. Per questo fu prescelto quale compagno di Maddalena durante il record. Maddalena lo ha riconfermato nella fiducia e lo porta nel proprio apparecchio sull’Atlantico. Cecconi è la dimostrazione vivente della mia teoria: che gli aviatori non possono essere degli sportivi più o meno scapestrati e neppure degli chauffeurs dell’aria più o meno abili: ma persone colte e serie: l’ardimento senza intelligenza e più di danno che di vantaggio all’Arma del Cielo”.
Ciao Aquila!
Edoardo Grassia