Recensione di “La trama Fenicia”, nuovo film di Wes Anderson: trama contorta e solita eleganza visiva
Recensione di “La trama Fenicia”, nuovo film di Wes Anderson: cast all-star, trama contorta e solita eleganza visiva.

Dopo l’Oscar come miglior cortometraggio nel 2024 con La Meravigliosa storia di Henry Sugar e il lungometraggio dal cast stellare Asteroid City, Wes Anderson è pronto a tornare in sala con il suo inconfondibile stile con La trama Fenicia, in uscita nelle sale cinematografiche italiane il 28 maggio 2025.
Una storia semplice e contorta
Un magnate di nome Zsa-Zsa Korda, dopo essere sopravvissuto all’ennesimo incidente aereo, decide di affidare la sua eredità alla figlia Liesl.
Quest’ultima, nonostante sia in procinto di diventare suora, accetterà di partire in un folle viaggio nel tentativo di risolvere un particolare problema d’affari.
Grazie a quest’avventura la giovane riceverà diverse risposte su vari segreti legati alla sua famiglia e alla sua infanzia che le permetteranno di approfondire il suo legame paterno.
Divertente ed elegante
Tecnicamente perfetto, dalla fotografia fino a diversi piani sequenza sensazionali tra cui la scena d’entrata che, soprattutto grazie alle musiche del compositore Alexander Desplat, regala un inizio entusiasmante e inaspettato.
Il film però presenta due difetti non da poco: spesso tende a perdersi nei vari temi affrontati che, nonostante vengano in più occasioni sminuiti per seguire un’atmosfera satirica interessante, tendono a creare molta confusione nella trama e, in secondo luogo, Wes Anderson non è riuscito a donare nulla di innovativo rispetto ad altre sue pellicole precedenti.
Nonostante ciò l’intero cast, anche questa volta d’eccezione, realizza un ottimo lavoro nelle interpretazioni a partire da Benicio Del Toro nei panni del protagonista fino a Scarlett Johansson, Mia Threapleton, Tom Hanks, Benedict Cumberbatch e Michael Cera.
In sintesi, un lungometraggio che unisce uno stile visivo anni ‘60 a delle idee geniali e moderne, a volte messe in scena in modo confusionale ma sempre con la solita eleganza che contraddistingue il regista.