Recensione di “Joker: Folie à Deux”: follia, musica e caos in un sequel coraggioso ma che non convince
Recensione di "Joker: Folie à Deux" diretto da Todd Phillips: follia, musica e caos in un sequel coraggioso ma
“Joker: Folie à Deux” arriva sul grande schermo come sequel attesissimo, carico di aspettative, dopo il successo clamoroso del primo “Joker“. Il film del 2019, diretto da Todd Phillips, aveva ridefinito il personaggio di Joker per farne una figura profondamente umana, intrappolata nella sua disperazione e nella follia crescente. Joaquin Phoenix aveva ricevuto un’ovazione quasi unanime per la sua interpretazione, così intensa da fargli vincere l’Oscar, ma questo sequel, che introduce Lady Gaga nei panni di Harley Quinn, tenta di spingersi ancora oltre, esplorando nuovi orizzonti psicologici e visivi.
Il Joker nei fumetti e al cinema
Il Joker, fin dalla sua prima apparizione in “Batman” numero 1 del 1940, è stato un personaggio tanto camaleontico quanto iconico. Nato dalla mente di Bill Finger, Bob Kane e Jerry Robinson, il personaggio ha subìto continue metamorfosi, passando dal classico clown malvagio dei primi anni ’40, ai toni più oscuri e psicotici che abbiamo conosciuto dagli anni ’80 in poi, grazie a scrittori come Alan Moore (autore della celebre “The Killing Joke“) e Frank Miller. Non meno importanti sono stati i disegnatori che hanno dato vita a Joker su carta, da Neal Adams con il suo stile realistico, a Brian Bolland, il cui tratto è diventato il simbolo del Joker più inquietante e disturbato.
Anche al cinema, Joker è stato reinterpretato più volte. La versione campy di Cesar Romero negli anni ’60 lasciava trasparire un senso di assurdo e surrealismo, mentre quella di Jack Nicholson, nel “Batman” di Tim Burton del 1989, ha segnato la prima vera svolta cinematografica del personaggio. Nicholson, con la sua risata inquietante e il suo carisma magnetico, è riuscito a bilanciare il lato clownesco e quello spietato del criminale.
Ma la vera rivoluzione arrivò con Heath Ledger ne “Il Cavaliere Oscuro” di Christopher Nolan, dove il personaggio venne trasformato in una forza anarchica senza regole né morale, una performance che gli valse un Oscar postumo. L’ultimo tassello di questa evoluzione è stato Joaquin Phoenix, che ha interpretato un Joker più realistico, un uomo distrutto da traumi e alienazione, riuscendo a conquistare critica e pubblico.
Ma siamo veramente sicuri che il Joker di questi due film diretti da Todd Phillips sia veramente il Joker che abbiamo imparato a conoscere (e amare)? Lasciamo aperta questa domanda…
Un seguito diretto
“Joker: Folie à Deux” si apre in continuità con il film precedente, con Arthur Fleck rinchiuso all’Arkham Asylum dopo aver scatenato un’ondata di violenza a Gotham. Ma questa volta il focus si allarga, introducendo Harley Quinn, interpretata da Lady Gaga. Mentre lotta con la sua doppia identità, Arthur non solo scopre il vero amore, ma trova anche la musica che ha sempre avuto dentro di sé.
Se il primo “Joker” si concentrava sulla discesa di un uomo nell’abisso della propria mente, questo sequel punta a esaminare il rapporto simbiotico e distruttivo tra Arthur e Harley. Le loro menti si intrecciano in un balletto (a due) psicotico. La regia di Todd Phillips si conferma impeccabile nel ricreare un’atmosfera oppressiva e visivamente suggestiva, ma qui introduce un elemento musicale e surreale, con numeri musicali che spezzano la narrazione tradizionale, trasformando la follia dei protagonisti in qualcosa di quasi operistico.
Joaquin Phoenix e Lady Gaga: misurati e intensi
Joaquin Phoenix torna nel ruolo di Joker con una performance altrettanto intensa rispetto al primo film, ma mentre nel primo era in perenne over, qui ha sfumature diverse che conducono il personaggio verso un down che caratterizza anche il ritmo del film. La sua fisicità resta un elemento chiave, con movimenti che sembrano tanto improvvisati quanto calibrati, dando l’impressione che Arthur sia sempre sul filo del rasoio tra consapevolezza e delirio.
Lady Gaga, nei panni di Harley Quinn, appare misurata, intensa e magnetica come non ci si aspetterebbe da un personaggio tutto caos e follia come quello di Harley. La sua Harley è infatti diversa da tutte le versioni viste in precedenza, compresa quella vivace di Margot Robbie. Gaga porta un lato vulnerabile al personaggio, ma anche una pericolosa instabilità, è una Harley meno cartoon, più tragica, e consapevole.
Aspetto tecnico impeccabile
Todd Phillips opta per uno stile visivo che richiama ancora il cinema degli anni ’70, le influenze di Scorsese anche in questo film sono evidenti, ma questa volta Phillips si concede di più: tra numeri musicali, visioni oniriche e momenti di pura alienazione (compreso un cartoon iniziale che però rimane un unicum in tutto il film e sembra essere messo lì solo per preparare lo spettatore al giusto mood), “Folie à Deux” si stacca dalla narrazione lineare per diventare un’esperienza musicale.
Difficile definirlo un musical vero e proprio, le canzoni irrompono nella scena e servono a sottolineare, ma non portano avanti la narrazione che si concentra invece in due ambienti distinti, il carcere e l’aula giudiziaria. Poi c’è il terno non-luogo, cioè la mente del Joker.
Questo potrebbe essere un limite per molti spettatori, in quanto il film rischia di apparire frammentato e troppo stilizzato a scapito della narrazione. I momenti musical sono troppo e poco memorabili, Phillips appare a suo agio e del tutto ispirato nelle scene ambientate nella realtà, quanto goffo e approssimativo nelle scene di canto e coreografia.
Tuttavia, dal punto di vista tecnico, il film è impeccabile. La colonna sonora di Hildur Guðnadóttir è nuovamente un elemento fondamentale, accompagnando le vicende con toni struggenti che accentuano il disorientamento mentale dei protagonisti. Anche la scenografia e i costumi giocano un ruolo importante, riflettendo lo stato interiore dei personaggi.
“Joker: Folie à Deux” è un film ambizioso e coraggioso, che tenta di spingersi oltre i confini del genere con un mix di musical, dramma psicologico e cinema d’autore. E’ coraggioso soprattutto perchè destruttura quanto fatto nel primo film, smitizza il personaggio e soprattutto delude le aspettative di un pubblico che voleva un secondo Joker più vicino ai toni del primo film. Invece la sua struttura frammentata, numeri musicali troppo e non riusciti, la durata eccessiva, personaggi di contorno poco approfonditi risulteranno difficili da digerire per chi aveva amato nel primo uno stile e una narrazione fin troppo “classico”.
A proposito di “classico”, c’è chi pensa che questo secondo film diventerà proprio questo, un classico moderno, io mi siedo sulla sponda del fiume e attendo il responso della divinità del Cinema.