Recensione di “Immaculate – La prescelta”, l’horror di Michael Mohan interpretato da Sydney Sweeney
"Immaculate", diretto da Michael Mohan e interpretato da Sydney Sweeney è un horror che immerge lo spettatore in un
Immaculate è un thriller horror che si insinua sotto la pelle, immergendo lo spettatore in un mondo di inquietudine e terrore. Diretto da Michael Mohan, il film è un ritorno ai giorni gloriosi del nunsploitation, che ultimamente, nei moderni horror, va per la maggiore – vedi Omen – L’origine del presagio, i due The Nun, Agnes – con un tocco moderno che affronta tematiche di autonomia femminile e controllo religioso.
Un miracolo “oscuro”
La trama ruota attorno a Cecilia, interpretata da Sydney Sweeney, una giovane suora americana che si trasferisce in un remoto convento nella campagna italiana. Sweeney, che è anche produttrice del film, risulta convincente in un ruolo difficile ed inedito per lei, incarnando una novizia devota ma vulnerabile – tenera e indifesa nel primo atto, sempre più consapevole nel secondo fino a trasformarsi in furia vendicativa nell’ultimo – che si trova a confrontarsi con forze oscure e segreti inquietanti.
Cecilia arriva al convento piena di speranza e devozione, ma presto scopre che le antiche mura nascondono orrori innominabili. Tra le suore anziane e malate che accudisce, comincia a notare strani comportamenti. L’atmosfera opprimente del convento è resa con maestria da Mohan, che valorizza i cupi ambienti spesso illuminati solo dal fuoco di candele, utilizza luci soffuse, corridoi bui e ombre minacciose per creare un senso di claustrofobia e terrore costante.
Il film bilancia ottimamente elementi di horror classico con tematiche moderne; Immaculate non è solo un esercizio di stile che inquieta e, a tratti, mette paura, ma un commento potente sul controllo del corpo femminile. Cecilia, che si scopre misteriosamente incinta, diventa il centro di una trama oscura orchestrata dalle autorità religiose del convento. La sua gravidanza, considerata un miracolo, viene venerata ma anche sfruttata in modi inquietanti, sollevando questioni di autonomia e abuso di potere.
Sydney Sweeney: una final girl inedita
La performance di Sweeney è il fulcro del film. I suoi occhi grandi e espressivi raccontano una storia di paura, rabbia e determinazione. Da devota serva di Dio a donna combattente per la propria libertà, Sweeney porta Cecilia attraverso una trasformazione emotiva e fisica che risulta sempre credibile e tiene lo spettatore incollato allo schermo.
Immaculate è un film che non spreca neanche un minuto a sua disposizione, non si perde in chiacchiere o divagazioni poco interessanti, è secco ed essenziale nella costruzione narrativa e emotiva e per questo risulta ancora più potente.
Il cast di supporto contribuisce a creare un ambiente di tensione e mistero. Álvaro Morte, noto per “La casa di carta“, interpreta il carismatico e inquietante padre Tedeschi, mentre Dora Romano offre una performance granitica come la rigida madre superiora. La giovane suora interpretata da Benedetta Porcaroli fornisce un’alleanza fugace ma significativa per Cecilia, mentre Giulia Heathfield Di Renzi aggiunge un tocco di ostilità con il suo personaggio antagonista.
Le atmosfere orrorifiche di Immaculate sono amplificate da una colonna sonora inquietante, che mescola melodie morbose con suoni stridenti e inquietanti.
Uno degli aspetti più distintivi di Immaculate è la sua ambiguità narrativa. Il film gioca con le percezioni dello spettatore, lasciando molte domande senza risposta. Il finale, in particolare, regala un colpo di scena che provoca riflessioni profonde e lascia una sensazione di inquietudine persistente.