Recensione di “Come gocce d’acqua”: padri e figli secondo Stefano Chiantini
Recensione di "Come gocce d'acqua": padri e figli secondo Stefano Chiantini con Edoardo Pesce, Sara Silvestro e Barbara Chichiarelli.

“Come gocce d’acqua”: padri e figli secondo Stefano Chiantini
Recentemente il cinema nostrano ha proposto dei titoli piuttosto interessanti nell’ambito del sempre complicato rapporto tra genitori e figli: da “Una figlia” di Ivano De Matteo a “Paternal leave” di Alissa Jung. Ora questa nomenclatura di genere vede ingrossate le sue fila dall’ultimo film di Stefano Chiantini, “Come gocce d’acqua“, coproduzione italo-francese nelle sale il prossimo 5 giugno.
Pur avendo in comune con le pellicole sopra menzionate la tematica dei travagli familiari che molto appartengono all’epoca corrente, questo lavoro se ne discosta in qualche modo ponendo in primo piano le verità a lungo nascoste dagli adulti che finiscono per condizionare pesantemente la vita e le scelte degli stessi figli.
Protagonista è l’acqua
Alvaro (il padre separato) cerca di dedicare a Jenny (la figlia, grande promessa del nuoto italiano) tutte le attenzioni possibili quando sono insieme. Ma lei nutre forti rancori nei confronti del genitore, responsabile ai suoi occhi di aver distrutto una famiglia felice. Salvo disperarsi (e in seguito prodigarsi nell’assisterlo) allorché lui in spiaggia è colto da un grave malore. L’acqua, appunto: quella del mare, muta testimone del doloroso evento, e quella della piscina che ricorre in molte scene – le gare e gli allenamenti della giovane protagonista, le stesse sedute acquatiche di riabilitazione di Alvaro. Né sfugge alla “regola” uno struggente finale. Quasi che il regista, dell’acqua, abbia voluto sottolineare la funzione catartica, significando forse, al contempo, che tutti gli esseri umani sono gocce in un oceano infinito di afflizioni.
Toccante, ma senza patetismi
Stefano Chiantini, da Storie sospese a Il ritorno, passando per Naufragi, non è nuovo nel rappresentare con efficacia le relazioni personali più complesse e le umanità più sofferenti. La macchina da presa é un occhio che indaga con precisione chirurgica i comportamenti dei personaggi e le loro reazioni ai fatti esterni che li coinvolgono. Come gocce d’acqua é per questo un film toccante che non conosce tuttavia accenti patetici, ed un prodotto del cinema italiano di livello notevole.
Edoardo Pesce, a livello interpretativo, dà il meglio di sé nella fase di massima vulnerabilità del protagonista, quando é costretto ad affrontare le conseguenze di una condizione invalidante. Lo affianca con ottimi risultati la giovane Sara Silvestro nel ruolo della figlia, mentre quello della madre – che si svelerà colpevole di una gravissima omissione – é affidato alla brava Barbara Chichiarelli.