SitoPreferito

Cinema In Evidenza Interviste

“28 anni dopo”: Danny Boyle torna con un horror politico e familiare. Ecco cosa ha detto in conferenza stampa

"28 anni dopo": Danny Boyle torna con un horror politico e familiare. Ecco cosa ha detto in conferenza stampa.

“28 anni dopo”: Danny Boyle torna con un horror politico e familiare. Ecco cosa ha detto in conferenza stampa

“28 anni dopo”: dal ritorno del virus della rabbia a un nuovo protagonista giovanissimo, il regista di “Trainspotting” presenta il primo capitolo di una trilogia ambiziosa: “Non è solo un sequel, ma un film che parla di famiglia, Brexit e della nostra nuova normalità”.

A 23 anni da 28 Giorni Dopo, Danny Boyle torna nel mondo infetto da rabbia e desolazione con 28 Anni Dopo, primo tassello di una trilogia già in lavorazione. Durante la conferenza stampa di presentazione, il regista britannico ha raccontato con entusiasmo e sincerità le motivazioni dietro il progetto, le sfide tecniche e i temi al centro della nuova saga.

Un film nato da un’urgenza condivisa

“Il film originale ha continuato a essere molto popolare nel tempo, con proiezioni e Q&A che suscitavano ancora esperienze intense. Con Alex Garland parlavamo spesso di un possibile seguito, ma solo quando ha avuto questa idea ci siamo caricati di energia: volevamo raccontare qualcosa di più grande di quanto la gente si aspettasse”.

Per Boyle, la vera molla che ha fatto scattare il ritorno al franchise è stata la consapevolezza che l’attualità globale, tra pandemia e disgregazione sociale, aveva reso più urgente che mai tornare a raccontare quel mondo. “Il Covid, la Brexit, la solitudine urbana hanno influenzato fortemente la scrittura. Non si poteva reagire alla pandemia come nei primi mesi: dopo 28 anni, i sopravvissuti si adattano, rischiano, si organizzano. Anche il virus si evolve”.

Un momento della conferenza stampa

Il nuovo protagonista e il romanzo di formazione

Il cuore del film è il viaggio di un ragazzino cresciuto in una tribù post-apocalittica. “È lui il cuore emotivo del film. Si trova in una comunità che guarda all’Inghilterra degli anni ’50, dove i ruoli di genere sono rigidi. Ma lui fa scelte diverse, simboleggia il progresso”. Il regista racconta che il giovane attore protagonista gli ha ricordato quanto sia cambiato il livello della recitazione giovanile: “La qualità della recitazione nei giovani oggi è straordinaria. Sarà merito di Harry Potter, ma sono più ambiziosi e preparati”.

Horror, donne e paure collettive

Danny Boyle affronta anche il rinnovato interesse per il genere horror, soprattutto da parte del pubblico femminile: “Quando abbiamo fatto il primo film si diceva che le donne non andavano a vedere film horror. Ora è cambiato tutto. E forse è perché conoscono meglio il dolore. L’horror è un genere che permette di affrontare i propri incubi in uno spazio sicuro. È flessibile, ti consente di raccontare altro, di sorprendere. E oggi, con l’ansia collettiva che viviamo, è ancora più rilevante”.

La tecnologia come linguaggio

Boyle ha girato con iPhone, droni e camere leggere: “Volevamo una produzione leggera, per rispettare la natura. Alcune scene sono state girate interamente con droni, senza troupe sul set. Non cerchiamo la perfezione, ma le crepe nella perfezione. Vogliamo catturare l’imprevisto”. Il regista sottolinea come questo approccio abbia destabilizzato positivamente la troupe: “Le crew sono abituate a certi schemi. Cambiare li costringe a reinventarsi. Non è solo tecnica, è un modo di pensare diverso”.

Rabbia, realtà e memoria collettiva

Il “virus della rabbia” torna come metafora della società contemporanea. “Oggi la rabbia è il nostro default: si salta subito da zero a cento. Credo sia colpa della tecnologia, che ci illude di essere importanti. Ma alla fine finiamo tutti nello stesso posto. Per questo nel film c’è un memoriale che vuole essere un gesto umile, come il Covid Wall a Londra: un muro coperto da cuori disegnati a mano. Un ricordo collettivo, un segnale che siamo tutti connessi nella perdita”.

Una trilogia ambiziosa, un secondo capitolo già girato

“Abbiamo già girato il secondo film, il terzo lo stiamo finanziando. Ogni capitolo sarà indipendente ma parte dello stesso universo. E nel secondo film scoprirete chi sono i veri mostri”.

Emozioni, paura e famiglia

Il regista conclude riflettendo sul cuore tematico del film: “Come in 28 Giorni Dopo, anche qui si forma una famiglia. E il film parla proprio di questo: di come il trauma frantuma i legami, ma anche di come si possa trovare una nuova strada, grazie all’amore”.

28 anni dopo arriverà nei cinema italiani il 18 giugno 2025.

 

About Author

Giovanni Lembo

Giornalista, sceneggiatore, speaker, podcaster, raccontastorie, papà imperfetto. Direttore di Sitopreferito.it e fondatore del Preferito Network. Conduce Preferito Cinema Show su Radio Kaos Italy tutti i martedì alle ore 15, e il podcast L'Edicola del Boomer sulle principali piattaforme. Gli piacciono i social, i fumetti, le belle storie, scrivere di notte con la musica nelle orecchie, vedere un sacco di film e sognare ad occhi aperti.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *